SCULPTURES AND PLASTICS

IL SACRO E IL PROFANO

SS.YULIA

Il sacro e il profano "SS. YULIA" , donna crocefissa, donna in croce, donna con croce rossa, santa in croce, croce rossa,IL SACRO E IL PROFANOSS.YULIA Con questa rappresentazione tridimensionale, sarebbe stata mia intenzione trasporre il simbolo cristiano della crocifissione, che rappresenta il SACRO con una sostituzione del soggetto iconico da maschile a femminile, che con la sua nudità completa si identificherebbe quindi con il PROFANO. In questa visione moderna del simbolo cristiano di Gesù che si sacrifica per il genere umano la sostituzione con una donna, vuole attualizzare il ruolo della stessa alla luce del dilagante abuso che viene perpetrato ogni giorno verso la figura femminile. Moglie, compagna e amica, viene sacrificata sulľaltare della famiglia, della coppia e del mondo del lavoro, a pieno interesse degli uomini nei confronti delle donne. Percosse, abusi psicologici, stalking, torture e femminicidi sono diventati consuetudine, ed è proprio in questa ottica che la donna crocifissa diventa oggi, attualità di ogni giorno. Nella storia delľArte pochi artisti anno dedicato le loro opere a questa causa, ultimo in senso temporale, Cattelan che in una foto ritrae una donna di schiena ln posizione di crocifissione, piú rare e remote sono le rappresentazioni di sante martirizzate sulla croce. Marcello Nesti Mark
Il sacro e il profano “SS. YULIA”

 

Con questa rappresentazione tridimensionale, sarebbe stata mia intenzione trasporre il simbolo cristiano della crocifissione, che rappresenta il SACRO con una sostituzione del soggetto iconico da maschile a femminile, che con la sua nudità completa si identificherebbe quindi con il PROFANO. In questa visione moderna del simbolo cristiano di Gesù che si sacrifica per il genere umano la sostituzione con una donna, vuole attualizzare il ruolo della stessa alla luce del dilagante abuso che viene perpetrato ogni giorno verso la figura femminile. Moglie, compagna e amica, viene sacrificata sulľaltare della famiglia, della coppia e del mondo del lavoro, a pieno interesse degli uomini nei confronti delle donne. Percosse, abusi psicologici, stalking, torture e femminicidi sono diventati consuetudine, ed è proprio in questa ottica che la donna crocifissa diventa oggi, attualità di ogni giorno. Nella storia delľArte pochi artisti anno dedicato le loro opere a questa causa, ultimo in senso temporale, Cattelan che in una foto ritrae una donna di schiena ln posizione di crocifissione, piú rare e remote sono le rappresentazioni di sante martirizzate sulla croce. Marcello Nesti MarkCon questa rappresentazione tridimensionale, sarebbe stata mia intenzione trasporre il simbolo cristiano della crocifissione, che rappresenta il SACRO con una sostituzione del soggetto iconico da maschile a femminile, che con la sua nudità completa si identificherebbe quindi con il PROFANO. In questa visione moderna del simbolo cristiano di Gesù che si sacrifica per il genere umano la sostituzione con una donna, vuole attualizzare il ruolo della stessa alla luce del dilagante abuso che viene perpetrato ogni giorno verso la figura femminile. Moglie, compagna e amica, viene sacrificata sulľaltare della famiglia, della coppia e del mondo del lavoro, a pieno interesse degli uomini nei confronti delle donne. Percosse, abusi psicologici, stalking, torture e femminicidi sono diventati consuetudine, ed è proprio in questa ottica che la donna crocifissa diventa oggi, attualità di ogni giorno. Nella storia delľArte pochi artisti anno dedicato le loro opere a questa causa, ultimo in senso temporale, Cattelan che in una foto ritrae una donna di schiena ln posizione di crocifissione, piú rare e remote sono le rappresentazioni di sante martirizzate sulla croce. Marcello Nesti MarkCon questa rappresentazione tridimensionale, sarebbe stata mia intenzione trasporre il simbolo cristiano della crocifissione, che rappresenta il SACRO con una sostituzione del soggetto iconico da maschile a femminile, che con la sua nudità completa si identificherebbe quindi con il PROFANO. In questa visione moderna del simbolo cristiano di Gesù che si sacrifica per il genere umano la sostituzione con una donna, vuole attualizzare il ruolo della stessa alla luce del dilagante abuso che viene perpetrato ogni giorno verso la figura femminile. Moglie, compagna e amica, viene sacrificata sulľaltare della famiglia, della coppia e del mondo del lavoro, a pieno interesse degli uomini nei confronti delle donne. Percosse, abusi psicologici, stalking, torture e femminicidi sono diventati consuetudine, ed è proprio in questa ottica che la donna crocifissa diventa oggi, attualità di ogni giorno. Nella storia delľArte pochi artisti anno dedicato le loro opere a questa causa, ultimo in senso temporale, Cattelan che in una foto ritrae una donna di schiena ln posizione di crocifissione, piú rare e remote sono le rappresentazioni di sante martirizzate sulla croce. Marcello Nesti Mark

IL SACRO E IL PROFANO

SS.YULIA

Con questa rappresentazione tridimensionale, sarebbe stata mia intenzione trasporre il simbolo cristiano della crocifissione, che rappresenta il SACRO con una sostituzione del soggetto iconico da maschile a femminile, che con la sua nudità completa si identificherebbe quindi con il PROFANO.
In questa visione moderna del simbolo cristiano di Gesù che si sacrifica per il genere umano la sostituzione con una donna, vuole attualizzare il ruolo della stessa alla luce del dilagante abuso che viene perpetrato ogni giorno verso la figura femminile. Moglie, compagna e amica, viene sacrificata sulľaltare della famiglia, della coppia e del mondo del lavoro, a pieno interesse degli uomini nei confronti delle donne.
Percosse, abusi psicologici, stalking, torture e femminicidi sono diventati consuetudine, ed è proprio in questa ottica che la donna crocifissa diventa oggi, attualità di ogni giorno.
Nella storia delľArte pochi artisti anno dedicato le loro opere a questa causa, ultimo in senso temporale, Cattelan che in una foto ritrae una donna di schiena ln posizione di crocifissione, piú rare e remote sono le rappresentazioni di sante martirizzate sulla croce.

Marcello Nesti Mark

 

GRINDER

Venere decostruita

Titolo dell'Opera: "Venere Decostruita"Questa opera si inserisce nel contesto della denuncia artistica contro il femminicidio, una piaga sociale che devasta il nostro tempo. Attraverso una rappresentazione visivamente disturbante e profondamente simbolica, l'opera cerca di stimolare una riflessione critica sulla violenza di genere e la disumanizzazione delle vittime.Il torso femminile, privo di testa e braccia, richiama le linee eleganti di una Venere greca, un chiaro riferimento alla bellezza ideale e atemporale del corpo femminile, come immortalata dalle sculture dell'antichità, in particolare nelle opere di Fidia. Questa scelta non è casuale: essa sottolinea il contrasto tra l'ideale classico di perfezione e grazia e la cruda realtà della violenza subita dalle donne nella nostra società.Il torso è infilato fino all'addome in un tritacarne a manovella, un’immagine brutale e scioccante che rappresenta la riduzione del corpo femminile a un mero oggetto, mutilato e privato della sua umanità. Le corde rosse, avvolte intorno al petto e alla vita, evocano un senso di costrizione, soffocamento e sofferenza, rimandando al controllo e alla violenza sistemica a cui le donne sono sottoposte.Dal tritacarne fuoriescono fili rossi che si adagiano su un piatto smaltato bianco con decorazioni in oro. I fili rossi possono essere interpretati come il sangue e la vita stessa della vittima, trasformati in qualcosa di quasi meccanico, privato della dignità e del rispetto. Il contrasto tra il piatto prezioso e la crudezza di ciò che vi è contenuto sottolinea l'ipocrisia della società che celebra l'esteriorità e la bellezza superficiale, ma rimane spesso indifferente alla violenza sottostante.Questa opera non si limita a scioccare l'osservatore, ma lo invita a riflettere sul modo in cui le donne vengono oggettificate e disumanizzate, non solo nella cultura contemporanea ma anche attraverso secoli di storia e arte. Nella sua tensione tra bellezza classica e distruzione moderna, l'opera dà voce a tutte quelle donne silenziate dalla violenza e invita lo spettatore a non restare indifferente, ma a prendere posizione.Titolo dell'Opera: "Venere Decostruita"Questa opera si inserisce nel contesto della denuncia artistica contro il femminicidio, una piaga sociale che devasta il nostro tempo. Attraverso una rappresentazione visivamente disturbante e profondamente simbolica, l'opera cerca di stimolare una riflessione critica sulla violenza di genere e la disumanizzazione delle vittime.Il torso femminile, privo di testa e braccia, richiama le linee eleganti di una Venere greca, un chiaro riferimento alla bellezza ideale e atemporale del corpo femminile, come immortalata dalle sculture dell'antichità, in particolare nelle opere di Fidia. Questa scelta non è casuale: essa sottolinea il contrasto tra l'ideale classico di perfezione e grazia e la cruda realtà della violenza subita dalle donne nella nostra società.Il torso è infilato fino all'addome in un tritacarne a manovella, un’immagine brutale e scioccante che rappresenta la riduzione del corpo femminile a un mero oggetto, mutilato e privato della sua umanità. Le corde rosse, avvolte intorno al petto e alla vita, evocano un senso di costrizione, soffocamento e sofferenza, rimandando al controllo e alla violenza sistemica a cui le donne sono sottoposte.Dal tritacarne fuoriescono fili rossi che si adagiano su un piatto smaltato bianco con decorazioni in oro. I fili rossi possono essere interpretati come il sangue e la vita stessa della vittima, trasformati in qualcosa di quasi meccanico, privato della dignità e del rispetto. Il contrasto tra il piatto prezioso e la crudezza di ciò che vi è contenuto sottolinea l'ipocrisia della società che celebra l'esteriorità e la bellezza superficiale, ma rimane spesso indifferente alla violenza sottostante.Questa opera non si limita a scioccare l'osservatore, ma lo invita a riflettere sul modo in cui le donne vengono oggettificate e disumanizzate, non solo nella cultura contemporanea ma anche attraverso secoli di storia e arte. Nella sua tensione tra bellezza classica e distruzione moderna, l'opera dà voce a tutte quelle donne silenziate dalla violenza e invita lo spettatore a non restare indifferente, ma a prendere posizione.

 

 

 

 

 

 

 

Titolo dell'Opera: "Venere Decostruita"Questa opera si inserisce nel contesto della denuncia artistica contro il femminicidio, una piaga sociale che devasta il nostro tempo. Attraverso una rappresentazione visivamente disturbante e profondamente simbolica, l'opera cerca di stimolare una riflessione critica sulla violenza di genere e la disumanizzazione delle vittime.Il torso femminile, privo di testa e braccia, richiama le linee eleganti di una Venere greca, un chiaro riferimento alla bellezza ideale e atemporale del corpo femminile, come immortalata dalle sculture dell'antichità, in particolare nelle opere di Fidia. Questa scelta non è casuale: essa sottolinea il contrasto tra l'ideale classico di perfezione e grazia e la cruda realtà della violenza subita dalle donne nella nostra società.Il torso è infilato fino all'addome in un tritacarne a manovella, un’immagine brutale e scioccante che rappresenta la riduzione del corpo femminile a un mero oggetto, mutilato e privato della sua umanità. Le corde rosse, avvolte intorno al petto e alla vita, evocano un senso di costrizione, soffocamento e sofferenza, rimandando al controllo e alla violenza sistemica a cui le donne sono sottoposte.Dal tritacarne fuoriescono fili rossi che si adagiano su un piatto smaltato bianco con decorazioni in oro. I fili rossi possono essere interpretati come il sangue e la vita stessa della vittima, trasformati in qualcosa di quasi meccanico, privato della dignità e del rispetto. Il contrasto tra il piatto prezioso e la crudezza di ciò che vi è contenuto sottolinea l'ipocrisia della società che celebra l'esteriorità e la bellezza superficiale, ma rimane spesso indifferente alla violenza sottostante.Questa opera non si limita a scioccare l'osservatore, ma lo invita a riflettere sul modo in cui le donne vengono oggettificate e disumanizzate, non solo nella cultura contemporanea ma anche attraverso secoli di storia e arte. Nella sua tensione tra bellezza classica e distruzione moderna, l'opera dà voce a tutte quelle donne silenziate dalla violenza e invita lo spettatore a non restare indifferente, ma a prendere posizione.

 

 “GRINDER” o Venere decostruita. Questa opera si inserisce nel contesto della denuncia artistica contro il femminicidio, una piaga sociale che devasta il nostro tempo. Attraverso una rappresentazione visivamente disturbante e profondamente simbolica, l’opera cerca di stimolare una riflessione critica sulla violenza di genere e la disumanizzazione delle vittime. Il torso femminile, privo di testa e braccia, richiama le linee eleganti di una Venere greca, un chiaro riferimento alla bellezza ideale e atemporale del corpo femminile, come immortalata dalle sculture dell’antichità, in particolare nelle opere di Fidia. Questa scelta non è casuale: essa sottolinea il contrasto tra l’ideale classico di perfezione e grazia e la cruda realtà della violenza subita dalle donne nella nostra società. Il torso è infilato fino all’addome in un tritacarne a manovella, un’immagine brutale e scioccante che rappresenta la riduzione del corpo femminile a un mero oggetto, mutilato e privato della sua umanità. Le corde rosse, avvolte intorno al petto e alla vita, evocano un senso di costrizione, soffocamento e sofferenza, rimandando al controllo e alla violenza sistemica a cui le donne sono sottoposte. Dal tritacarne fuoriescono fili rossi che si adagiano su un piatto smaltato bianco con decorazioni in oro. I fili rossi possono essere interpretati come il sangue e la vita stessa della vittima, trasformati in qualcosa di quasi meccanico, privato della dignità e del rispetto. Il contrasto tra il piatto prezioso e la crudezza di ciò che vi è contenuto sottolinea l’ipocrisia della società che celebra l’esteriorità e la bellezza superficiale, ma rimane spesso indifferente alla violenza sottostante. Questa opera non si limita a scioccare l’osservatore, ma lo invita a riflettere sul modo in cui le donne vengono oggettificate e disumanizzate, non solo nella cultura contemporanea ma anche attraverso secoli di storia e arte. Nella sua tensione tra bellezza classica e distruzione moderna, l’opera dà voce a tutte quelle donne silenziate dalla violenza e invita lo spettatore a non restare indifferente, ma a prendere posizione.

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